martedì 28 ottobre 2014

ASCANIO CELESTINI:NON CREDO NELLA DELEGA


«Io non credo nei partiti. Ma non perché siano stati occupati da persone disoneste. Io non credo nei partiti perché non credo nella delega. Credo che sia possibile e sensato fare politica solo a livello territoriale dove la Politica sta alla Polis come il Cittadino alla Città. Una città che non sia tanto grande da diventare un labirinto, né tanto piccola da diventare una gabbia. La democrazia diretta è possibile solo in territori ristretti. Pensare di portare la democrazia diretta a livello regionale, nazionale o sovranazionale non è un’utopia, ma una sciocchezza. Io voglio il superamento di questa democrazia, non che venga amministrata decentemente. Il modello attuale è come una vecchia macchina che consuma tanto e inquina. Qualcuno vorrebbe sostituirla con un’auto ecologica. Io (e molti altri come me) non voglio l’automobile».
di Ascanio Celestini
24653_556137767759395_1530655250_nCaro Ascanio,
rispetto all‘intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano quando cerca di descrivere la situazione attuale, in riferimento al rapporto dei cittadini con la politica, in particolare quando ritiene che una differenza rispetto al passato sia che i cittadini non hanno più riferimenti politici culturali: ”un elettore del partito comunista sentiva, che poi fosse vero o meno questo è tutto un altro discorso, di avere la stessa visione del mondo del suo segretario e di tutti gli altri appartenenti al partito… Oggi sono molto forti i partiti personali, quelli che si riferiscono a una sola persona” e poi continua con la storia del ”buon senso” e dei discorsi da bar…
Vorrei invitare Ascanio a riflettere su qualche punto.
1) La visione del mondo del vecchio elettore come di quello d’oggi non può essere solo fatta di idee astratte. Altrimenti gli ideali rimangono tali, irrealizzabili, che fa solo fico sostenere. Ad essa (la visione) devono seguire dei progetti e dei fatti coerenti. Ma l’elettore, in passato, nonostante i politici disattendessero le promesse, ha continuato a demandare loro l’incarico di amministrare il Paese, appunto spinto da immobili idee di sinistra, assiomi, principi di derivazione socialista/comunista usati dai politici solo per manipolare. Gli elettori del M5S, almeno credo molti, come quelli che conosco, hanno una capacità critica atipica e rara. Sono informati, e non si limitano a recepire passivamente i ”fatti” veicolati da certa stampa. E non si affidano ai comandi di Grillo aprioristicamente, perché Grillo infatti non sta dietro alla gestione della cosa pubblica locale, forse un po’ di più dietro a quella nazionale, si, ma non come Demiurgo, piuttosto come collante. E le frasi e gli slogan di cui si serve nei comizi hanno una funzione comunicativa di efficacia, quindi servono a porre l’accento su determinati concetti a volte anche con ironia, e con ironia intendo quel distacco giocoso che vuole far divertire ma anche rivelare una verità amara, portandola talvolta all’estremo, cosa che a lui riesce perfettamente per deformazione professionale.
2) Immagino che faccia riferimento e a Berlusconi e a Grillo. Ma è possibile che non riesca a vedere la differenza tra i due? Dovrebbe frequentare qualche meet-up o seguire le attività degli attivisti anche a livello amministrativo per sentenziare così. All’interno del M5s ci sono molte persone competenti, che non sono nate politici come nessuno del resto, ma che hanno già dato un contributo alla gestione della cosa pubblica, anche solo monitorando le azioni di politici spesso corrotti, senza ricorrere a quel vago buon senso che tutto vuol dire e niente. Capisco che informarsi a questo livello richieda uno sforzo ulteriore, ma come si può pensare di criticare qualcosa che non si conosce veramente? La differenza tra il M5s e la vecchia politica invece è che prima col principio assiomatico della rappresentanza si delegava, e l’elettorato non osava mettere in discussione l’operato del partito, che siccome è stato fatto da uomini per lo più corrotti, ha portato l’Italia allo sfacelo. Quel sistema ha fallito. Bisogna prenderne atto ed evitare di cadere nel tranello delle nostalgie, che non possono farci andare avanti. Ora finalmente una parte importante del popolo ha compreso l’importanza di vigilare sull’amministrazione della cosa pubblica. In effetti cos’altro dovremmo aspettarci dai partiti o movimenti se non fare il bene del Paese attraverso fatti coerenti con le idee propagandate? Gli elettori in passato si aspettavano di sentirsi cullare tra le braccia di mamma partito, con qualche ninna nanna calmante fatta di slogan e luoghi comuni privi di riscontro pratico.
3) Quindi, il punto per Ascanio è l’importanza del modello rappresentativo? Ricordo che negli ultimi decenni siamo stati derubati da quei partiti che ci avrebbero dovuto rappresentare. E in effetti anche io in passato votai per la sinistra, quando non c’erano alternative e soprattutto quando mi bastava l’idea che il partito si ispirasse a degli ideali teorici. Poi per fortuna ho capito che la cosa più importante è la pratica, l’agire, quindi la coerenza. Purtroppo in Italia molti elettori pigri e ”ignoranti” si sono nascosti dietro a un’ideologia che peraltro hanno conosciuto tra frasi demagogiche e propaganda mediatica. La vera demagogia e il populismo sono quelli ai quali ci hanno assoggettato per decenni sindacalisti, politici e talvolta docenti.
4) Solamente una partecipazione attiva potrà salvarci dal capitalismo, dal liberismo e dalla corruzione. Io credo che l’autodeterminazione sia un principio democratico fondamentale. E solo con la partecipazione si potranno combattere i pesci grossi.
Concludo con l’augurio che molti italiani ammetteranno prima o poi, senza vergognarsene, che un nostro grande limite è quello di saper criticare bene e basta. Infatti quando arriva l’alternativa migliore, che abbiamo appoggiato fino a prima che vincesse, subito le spariamo contro, perché a noi piace solo criticare e non metterci in gioco veramente. Punti di vista?
Con rispetto, C.

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