lunedì 26 gennaio 2015

fermato il delirio sul parco minerario dell'Elba

Elba. Il parco minerario non andrà più all'asta. Rossi:` lo compriamo noi»

di MARIO NERI   26 Gennaio 2015
Il presidente della Toscana, Enrico Rossi,  ne fa un'altra giusta: interviene per evitare uno dei numerosissimi danni ai beni comuni provocati dalla nefasta legge Delrio e dalla conseguente frettolosa liquidazione delle province. La Repubblica, 25 gennaio 2015

«Domani porteremo in giunta una manifestazione di interesse e poi sottoscriveremo un protocollo con la provincia di Livorno per l’acquisto. Ci vorrà un po’ di tempo ma la compreremo noi». Il Parco Minerario dell’Isola d’Elba è salvo.

Enrico Rossi, dopo la denuncia di Tomaso Montanari su Repubblica, sbarra la strada all’asta pubblica con cui la Provincia di Livorno mercoledì avrebbe voluto mettere in vendita il grosso della società di gestione che controlla parte dell’area mineraria. Con appena 11.750 euro (questa la base d’asta fissata dalla Provincia, che cede il 75,42% delle sue quote, il resto di proprietà del Comune di Rio Marina) mercoledì un qualsiasi privato avrebbe potuto comprarsi il diritto di custodia e valorizzazione turistica su quasi 2 mila ettari di miniere, cantieri, musei, laboratori, siti di archeologia industriale e paesaggi lunari affacciati sul mare frequentati ogni anno da 30 mila visitatori. Quella che i sindaci di Rio Marina e Rio nell’Elba denunciano come una «svendita ai privati» e «un’asta frettolosa», chiedendone il rinvio, sarebbe l’effetto della frenetica e maldestra corsa con cui le Province stanno affrontando la loro estinzione.

 «Siamo consapevoli dell’importanza del Parco - spiega il presidente della Provincia Alessandro Franchi - anche per la valorizzazione turistico culturale delle miniere, ma per obblighi normativi legati alla legge Delrio ci siamo trovati di fronte a una scelta obbligata». «Intanto chiariamo una cosa - aggiunge Giorgio Kutufà, ex presidente della Provincia e professore di economia all’università di Pisa - In vendita non ci sono le terre, quelle sono del Demanio, ma solo una società di gestione che si occupa di manutenzione e vigilanza. È la legge ad imporre a tutte le Province in dismissione di disfarsi delle partecipazioni non strategiche.

Tenerla in piedi costa circa 250 mila euro fra personale e altre spese. Il grosso di quella somma, circa 150 mila euro, viene girato dal Demanio al Comune di Rio Marina ogni anno attraverso il Parco dell’Arcipelago, sotto cui ricade l’area mineraria, e dal Comune alla società. Circa 80 mila euro arrivano dai biglietti. L’ultimo bilancio si è chiuso in avanzo di poche migliaia euro, ma solo perché la Regione ha concesso l’estrazione controllata di minerale che la società rivendeva ai collezionisti con un ricavo di altri 20 o 30 mila euro, altrimenti era sempre in perdita di 10-15 mila euro. Ecco, credo che il ragioniere capo della Provincia che ha bandito l’asta abbia trovato difficoltà ad intravedere in tutto questo un asset strategico. Poi, ritengo anch’io potessero esserci soluzioni diverse, ma chi compra non si ritroverà in mano, credo, la grande occasione per farci i soldi: è tutto vincolato». 

«Di certo c’è il rischio di perdere un bene pubblico di grande importanza culturale, paesaggistica e storica - dice Renzo Galli, sindaco di Rio Marina - ma credo anche un volano di sviluppo. Se alla logica della dismissione opponessimo quella dell’investimento, quel posto potrebbe costituire una ricchezza. Sono molte le leve da azionare: quella turistica, quella delle attività scientifiche e di ricerca con le università, quella legata alle attività estrattive e ai collezionisti. Per questo, anche se l’asta si facesse, anche noi siamo intenzionati a metterci di traverso. Il Comune può esercitare un diritto di prelazione

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