mercoledì 25 febbraio 2015

dove va la Turchia?

Turchia, sondaggisti nel mirino: “E’ un attacco alle ricerche indipendenti”
La nota società di ricerca Gezici Araştirma pubblica una rilevazione che dà il partito di governo in calo nei consensi. Immediata la visita della finanza: “Non hanno trovato niente che non fosse in regola, ma è è stata un’ispezione carica di significato”
AFP
MARTA OTTAVIANI
25/02/2015
Non bastava fare il giornalista, adesso anche curare sondaggi in Turchia può diventare un mestiere pericoloso. Ne sa qualcosa la Gezici Araştirma, una delle società di ricerca più note e titolate del Paese. Lunedì la stampa locale ha pubblicato un suo sondaggio, secondo il quale l’Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo al governo in Turchia, alle prossime elezioni potrebbe raggiungere al massimo il 39,1% dei consensi. Il che significa 10 punti percentuali in meno rispetto alle politiche del 2011, quando sfiorò il 50%. Il giorno dopo, il titolare della società, Murat Gezici, si è ritrovato un’inaspettata e poco gradita visita della finanza nel quartier generale, nel cuore di Istanbul.  

La visita è durata diverse ore. I finanzieri hanno controllato tutti i documenti della società, la sua struttura amministrativa, il numero di dipendenti, se fossero in regola con le normative sul lavoro. Hanno preso nota di tutto e poi sono andati via.  
Per Murat Gezici si è trattato di una visita “carica di significato”. “Sono entrato in ufficio – ha raccontato ai media turchi – e ho visto queste persone che perquisivano ovunque. Spero di non ripetere mai più questa esperienza”. La sua azienda nel Paese è nota per i sondaggi accurati, imparziali, fra quelli che si avvicinano maggiormente ai risultati elettorali effettivi. Un anno fa, in occasione delle elezioni amministrative in Turchia, aveva predetto il testa a testa fra il candidato di maggioranza e opposizione ad Ankara. 

“Non abbiamo mai visto un finanziere per quattro anni – ha spiegato Gezici al quotidiano Milliyet -. Sono venuti a ispezionarci e hanno guardato tutti i nostri estratti fiscali. Sono stati costretti a registrare che siamo in regola con le tasse. Sono la prova della nostra onestà e del nostro comportamento corretto”.  

Il sondaggista, però, ne ha anche approfittato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e dopo aver parlato sul suo profilo Twitter di “attacco alle ricerche indipendenti”, ha pure spiegato perché, secondo lui, il suo sondaggio ha dato tanto fastidio. “Abbiamo anche scritto le cause che hanno portato al calo dei consensi secondo i nostri intervistati – ha sottolineato Gezici -. Queste sono soprattutto: lo scandalo di corruzione del 2013, la questione curda irrisolta e tutti i problemi che ne derivano dal punto di vista della sicurezza, la censura sui media. Tutti questi fattori hanno concorso a fare percepire l’Akp come un partito autoritario ed è per questo che la gente non è più disposta a votarli”. 

Non è la prima volta in Turchia che la finanza è accusata di agire in maniera poco ortodossa. Nel 2009 l’editore Aydin Dogan ricevette una maxi multa da oltre due miliardi di dollari, che dette vita a una lunga battaglia combattuta nei tribunali fra il magnate dell’informazione, che fu comunque costretto a vendere alcuna testate, e il governo. In quel caso, il motivo della ritorsione era una disputa territoriale persa con l’allora premier Erdogan, in seguito alla quale erano comparsi sulle testate del gruppo articoli su un altro clamoroso caso di corruzione: fondi raccolti dai turchi all’estero per mezzo dell’associazione Deniz Feneri e che erano finiti nelle tasche dei dirigenti dell’Akp e secondo molti anche di Hamas.  

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