martedì 31 marzo 2015

escalation nucleare

L’escalation nucleare dietro la retorica politica

Thalif Deen ha lavorato per le Nazioni Unite, ha scritto per l’Hongkong daily e il The Standard e ha partecipato, dal 1992 in poi, a tutte le principali conferenze Onu. Il suo punto di vista non è da sottovalutare e oggi afferma: «Ogni potenza nucleare sta spendendo milioni per ampliare il proprio arsenale».

di Redazione - 31 Marzo 2015






Tra Stati Uniti e Russia si assiste ad una nuova guerra fredda e il pericolo nucleare sta conoscendo una preoccupante escalation, al di là di ogni retorica politica. Non ci sono più solo le cinque potenze nucleari che il mondo conosce da decenni: Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Cina e Russia. Ci sono altri regimi, altre nazioni, rampanti o affermate che siano, che si stanno guadagnando a morsi la loro fetta di follia. L’Economist ha dipinto di recente uno scenario pessimistico: «Un quarto di secolo dopo la fine della guerra fredda, il mondo fronteggia il crescente pericolo di un conflitto nucleare».


Venticinque anni dopo il collasso sovietico, il mondo sta entrando in una nuova era nucleare.


Shannon Kile, ricercatore e responsabile del Nuclear Weapons Project allo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), afferma che «sta emergendo un mondo nucleare multi-polare che ha sostituito l’ordine bipolare della guerra fredda». E non manca di sottolineare come le armi nucleari siano diventate l’elemento principale delle politiche di difesa e sicurezza nazionale dei paesi dell’Asia orientale e meridionale e del Medio Oriente, dove vanno a complicare le condizioni di instabilità che rendono imprevedibile qualsiasi scenario. Thalif Deen non manca poi di sottolineare «l’ossessione israeliana per il monopolio delle armi nucleari in tutto il Medio Oriente», il braccio di ferro tra gli Stati Uniti e l’Iran, il fatto che l’Arabia Saudita abbia sottoscritto con la Corea del Sud un accordo di cooperazione nucleare (forse per scopi di pace?) e la tendenza della Corea del Nord a mostrare i suoi “muscoli nucleari”. Qualche giorno fa Hyun Hak Bong, ambasciatore della Corea del Nord nel Regno Unito, è stato citato da Sky News per avere dichiarato che il suo paese sarebbe pronto a usare le armi nucleari in risposta ad un attacco nucleare da parte degli Usa. «Non sono certo gli Usa ad avere il monopolio» avrebbe detto Hyun. L’Economist ha scritto che ogni potenza nucleare sta spendendo denaro per aggiornare il proprio arsenale e il budget russo per la difesa è aumentato del 50% dal 2007, un terzo per le armi nucleari. La Cina sta investendo in sottomarini e batterie di missili mobili, mentre gli Usa stanno cercando di far passare al Congresso uno stanziamento di 350 miliardi dollari per la modernizzazione dell’arsenale, sempre nucleare. Kile ha poi spiegato che soni stati sviluppati nuovi sistemi missilistici di precisione che operano in sinergia con i satelliti, sistemi che starebbe usando anche l’India per individuare gli arsenali pakistani. Proviamo a pensare cosa può significare tutta questa potenza distruttiva in un mondo completamente instabile come quello di oggi.




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