mercoledì 25 marzo 2015

non è la nostra scuola

La Buona scuola di Matteo Renzi

by Citta invisibile
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di Alain Goussot*
Al Pacino-Renzi ha detto lunedì alla Luiss a Roma: "La penso come Umberto Eco: i Promessi Sposi a scuola andrebbero proibiti per legge. Perché obbligarli li ha resi odiosi e invece così tornerebbe il fascino per un capolavoro assoluto". La prima considerazione che mi vien da fare è che se Umberto Eco ha detto una cosa del genere, e in quei termini, pure con tutto il rispetto per lo studioso, ha detto una stupidaggine! Un stupidaggine culturale e pedagogica.
Ma voglio segnalare il senso culturale e politico di quella affermazione e il luogo dov'è stata pronunciata. È avvenuto alla Luiss che, come è noto, è una creazione della cultura statunitense e dell'ideologia capitalistica e neoliberista che la anima. Anzi è un pezzo di territorio culturale e politico americano in Italia. È un avamposto culturale dell'imperialismo nel bel paese.
Quanto al senso politico culturale di questa affermazione: la dice lunga sulla concezione che Renzi e i suoi amici hanno della scuola, del suo ruolo e anche del tipo di società che ha in testa.
Intanto parlare dei 'Promessi sposi' di Alessandro Manzoni in Italia è come parlare dei 'Miserabili' di Victor Hugo in Francia; non verrebbe in testa a nessun ministro francese di dichiarare che bisogna abolire per legge lo studio del romanzo di Hugo nelle scuole francesi. Il nuovismo renziano afferma che tutto quello che viene prima è roba vecchia da eliminare dalle strade meravigliose della competitività economica. È roba che non serve per affrontare le sfide del futuro radioso che Al Pacino ci sta prospettando! Alessandro Manzoni effettivamente non serve, anzi potrebbe fare riflettere sulla condizione umana, sul potere, sulla corruzione, sul clinetelismo politico, sulla presenza ambigua del potere clericale in Italia, sulla povertà, lo sfruttamento, l'amore vero, l'amicizia , la lealtà ecc...Meglio una 'Buona scuola' in cui non ci sono Manzoni, Leopardi, Foscolo.., questo vecchiume che ostacola la 'rivoluzione culturale modernista'. Questo approccio svalorizzando di tutto quello che ha a che fare con la cultura umanistica, questa visione aziendalistica-utilitaristica della scuola e del suo ruolo non come luogo di formazione generale dei cittadini ma come produttore di piccoli robot standardizzati flessibili e efficienti per la società liquida e precarizzata è anche rivelatore di un sintomo, quello che possiamo chiamare la sindrome del colonizzato. Il colonizzato che vuol fare l'americano sradicando nella formazione degli italiani qualsiasi riferimento alla loro tradizione umanistica, quindi colpendo al cuore una parte profonda dell'identità italiana.
Per di più la penosa esibizione di Renzi e dei suoi consulenti rivela una assenza totale di conoscenza pedagogica. La questione vera che si deve porre ogni insegnante di lettere o di lingua italiana non è come eliminare Manzoni dal programma, ma è: come avvicinare effettivamente le ragazze e i ragazzi a questo tesoro della cultura italiana, cioè della storia profonda del loro paese, quale mediazione pedagogica usare per interessarli mettendo in evidenza che Manzoni, pure a distanza di tanto tempo, parla di loro e della condizione umana in generale. Ma sarebbe chiedere troppo ad Al Pacino-Renzi che si gonfia il petto come la ranocchia di fronte al bue (come nella favola di La Fontaine) per mostrare quanto è importante e può fare e disfare tutto. Sarà bene che gli insegnanti e gli intellettuali italiani con un minimo di consapevolezza e coscienza critica reagiscano di fronte a dichiarazioni così deliranti ma pericolose per il futuro della formazione delle giovani generazioni di questo paese che non sembra potere uscire dalla crisi sociale, culturale e morale nella quale sta scivolando!

* Alain Goussot è docente di pedagogia speciale presso l’Università di Bologna. Pedagogista, educatore, filosofo e storico, collaboratore di diverse riviste, attento alle problematiche dell’educazione e del suo rapporto con la dimensione etico-politica, privilegia un approccio complementaristico e interdisciplinare (pedagogia, sociologia, antropologia, psicologia e storia). Ha pubblicato: La scuola nella vita. Il pensiero pedagogico di Ovide Decroly (Erickson); Epistemologia, tappe costitutive e metodi della pedagogia speciale (Aracneeditrice); L’approccio transculturale di Georges Devereux(Aracneeditrice); Bambini «stranieri» con bisogni speciali (Aracneeditrice); Pedagogie dell’uguaglianza (Edizioni del Rosone). Il suo ultimo libro è L’Educazione Nuova per una scuola inclusiva (Edizioni del Rosone, 2014).

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