domenica 28 giugno 2015

associazione ebraica alla marcia per il clima

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Perché un'associazione ebraica aderisce a una marcia ispirata all'enciclica del Papa?

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PAPA FRANCESCO
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L'Associazione di cultura ebraica Hans Jonas, che presiedo, aderisce alla marcia "Una Terra. Una famiglia umana" che celebra l'enciclica "Laudato si'" pubblicata nei giorni scorsi da papa Francesco.
Perché un'associazione ebraica partecipa a un'iniziativa ispirata da un testo papale?
1) La tutela dell'ambiente e del pianeta su cui viviamo è parte costitutiva della tradizione ebraica. L'idea della Bibbia è che il mondo sia concesso in prestito all'uomo che lo deve preservare e riconsegnare ai suoi discendenti. Per questa ragione è vietato sfruttare eccessivamente le coltivazioni, bisogna far riposare i campi ogni sette anni, non si possono mangiare i frutti dell'albero prima del terzo anno di vita. Per le stesse considerazioni non va sfruttato l'animale, che anzi ha diritto a riposare di Shabbat, e vanno osservate alcune norme nel cibarsi di carne: non è consentito mangiare esseri viventi vivi, ad esempio, e comunque occorre dissanguarli per rispetto della loro essenza vitale. Secondo i Saggi, l'uomo era vegetariano prima della cacciata dall'Eden, e tornerà a esserlo nel mondo messianico. In questo senso possiamo dire che l'ebraismo è "ecologista" ante litteram.
2) La nostra associazione è intitolata ad Hans Jonas, un filosofo ebreo tedesco del Novecento dalla vita avventurosa. Il suo libro fondamentale, scritto nel 1979, si intitola "Il principio responsabilità", e affronta con coraggio e profezia il rischio della distruzione ambientale del pianeta. Jonas declina questo argomento nel grande tema della responsabilità, sottolineando come compito dell'Uomo sia garantire alle generazioni future la possibilità di vivere una vita sulla Terra che abbia le caratteristiche della vita umana come la abbiamo conosciuta. La questione della responsabilità non solo verso gli altri esseri umani (viventi) ma anche verso le generazioni future è cruciale nella nostra elaborazione e anche nell'atteggiamento che dobbiamo tenere quando si parla di ambiente.
3) Alla Climate People March a NYC nel 2014 aderì la Central Conference of American Rabbis. Le religioni sono spesso protagoniste di atteggiamenti divisivi. Nelle loro versioni fondamentaliste producono danni giganteschi. Per questa ragione è importante rafforzare e incentivare le occasioni di collaborazione su grandi sfide civili di portata globale. L'ambiente in primis. Forse è persino meglio operare in questo spirito piuttosto che puntare sul dialogo teologico in senso stretto, fondamentale ma destinato a scontrarsi con divergenze inconciliabili. L'anno che viviamo è decisivo per il futuro ambientale che vogliamo immaginare per la Terra: la definizione degli Obiettivi di sostenibilità del Millennio (Addis Abeba, NYC) da qui al 2030 e poi la Conferenza sul clima di Parigi 2016 sono le due boe attorno a cui le istituzioni internazionali si giocano buona parte della loro credibilità. Ogni donna e uomo, ogni associazione, ogni gruppo, ogni comunità religiosa deve sostenere e sospingere questo processo. È importante. Qui ci stiamo giocando il futuro nostro e dei nostri figli.

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