martedì 30 giugno 2015

il trionfo della democrazia

Casaleggio sfida i deputati M5S a un secondo voto sul “suo” staff

Oggi alla Camera convocata una nuova assemblea sulla sorte della Loquenzi, responsabile della comunicazione. Il cofondatore vuole una conta su di sé
ANSA
Roberta Lombardi, ex capogruppo del M5S alla Camera, è lo sponsor principale di Ilaria Loquenzi, la responsabile della comunicazione del M5S a Montecitorio

30/06/2015
L’assemblea dei deputati del Movimento cinque stelle è stata convocata oggi: con scelta clamorosa, il cofondatore del Movimento Gianroberto Casaleggio chiede che si rivoti sulla posizione di Ilaria Loquenzi, capo della comunicazione del Movimento alla Camera. Mercoledì scorso la Loquenzi era stata sfiduciata con un voto tutto “politico”, che poco importerebbe, se fosse per la sua persona, ma che in sostanza era una specie di sfiducia mirata a Casaleggio in persona. Qualcosa che, nelle premesse iniziali del Movimento, sarebbe stato impensabile. Il che induce a chiedersi: cosa sta succedendo a una forza che tuttora naviga intorno al 20 per cento, forse di più, dei consensi italiani, e che con l'Italicum può persino sognare il ballottaggio? È in corso quella che si può benissimo chiamare una scalata, o un tentativo di golpe interno, o semplicemente la metamorfosi del Movimento in un partito, con tutte le logiche che ne conseguono? 

Lì per lì Casaleggio, infuriato, aveva strigliato il direttorio e il suo leader, sicuramente il parlamentare politicamente più ambizioso, Luigi Di Maio, perché non erano riusciti a gestire la situazione. Incapaci, a non voler pensare peggio. Casaleggio aveva meditato di scrivere a caldo sul blog un post durissimo anche contro i cinque del direttorio. Ora, dopo una lunga mediazione, si giunge a questa soluzione; che però non è meno incredibile. 

In sostanza il manager milanese obbliga i deputati a ripetere la votazione. Con quale motivazione, anche solo formale, può compiere un gesto che, oltretutto, è anche pericoloso, perché rischia di accendere ancor più le insoddisfazioni verso di lui (e, parallele, quelle verso i cinque del direttorio)? Probabilmente la richiesta verrà rivolta ai deputati in modo tenue, qualcosa come: siete davvero sicuri della scelta, volete davvero fare a meno di una professionista che qui a Milano stimiamo? Ma ripetere il voto diventa - è facile da capire - una specie di referendum che il cofondatore chiede sulla sua persona. Come se sfidasse i suoi ex pupilli dicendo: avete l’ardire di votarmi contro? 

Può essere - non siamo in grado di documentarlo - che abbia esercitato in questi giorni una qualche forma di convincimento sui tanti che avevano votato no, o su almeno una parte di quella trentina di deputati che neanche hanno partecipato al voto. È attestato che nei giorni scorsi non lui, ma deputati come Alessandro Di Battista o come Roberta Lombardi, fossero ancora più arrabbiati del cofondatore, e dicessero in giro «a Milano si ricorderanno di chi vota contro Casaleggio». Il che è stato vissuto da tanti come una sconfessione palese della regola per cui nel M5S le candidature si dovrebbero decidere dal basso, votando. 

Ma può anche essere che Casaleggio - impolitico come al solito - ragioni come se fosse davanti a un’azienda, senza ponderare bene i rischi - anche per lui - di un tagliafuori frontale come l’assemblea di oggi. 

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