venerdì 31 luglio 2015

il bitume a casa sua grazie

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Tramonto rosso e un futuro verde per Savona nera di bitume

Da oltre quattro decenni, Savona con il comprensorio territoriale adiacente, sta compiendo un ampio e profondo processo di trasformazione non senza contraddizioni, da polo industriale a sistema turistico culturale, con rilevanti risvolti ambientali, strutturali e socio economici.
1) – La storica grande industria, siderurgica, metalmeccanica e automobilistica è completamente scomparsa dal comprensorio, portando con sé una miriade di posti di lavoro.
Soltanto a Vado, sopravvive con difficoltà lo stabilimento che produce elettromotrici ferroviarie.
2) – La caratterizzazione turistica e culturale, si basa sul diffuso patrimonio storico ambientale, oltre che sul consistente, qualificato e multiforme sistema museale di Savona, Albisola e Vado Ligure ed è sostenuta da un consistente complesso portuale.
La zona storica archeologica del Priamar e del porto antico, è stata riqualificata e restituita alla fruizione cittadina, soprattutto sotto l’aspetto delle manifestazioni culturali e artistiche, promosse in collaborazione dai tre Comuni.
Il polo museale ha acquisito rilievo ultra nazionale, con la riorganizzazione e l’arricchimento delle dotazioni artistiche: l’Archeologia, l’Arte moderna e la Scultura nella Fortezza; La Pinacoteca e la Ceramica nei palazzi storici Gavotti e Del Monte dei Pegni, in città.
Infine il sistema diffuso sul territorio si completa con la sede di villa Groppallo a Vado, dove spicca l’opera di Arturo Martini e con le strutture multiformi dell’Albisolese, dedicate alla multisecolare produzione Ceramica, dalla Passeggiata degli Artisti, ai Musei, alle Fornaci ancora attive, fino alla interessate casa Jorn, laboratorio di un artista internazionale.
Il sistema portuale del golfo Savona -Vado, ha mantenuto sia la specialità petrolifera, che quella cantieristica delle imbarcazioni da diporto di elevata qualità, in entrambi gli scali, A Vado oltre a disporre del terminale della frutta e della zona container, il porto è specializzato per la flotta dei traghetti, mentre è in corso la costruzione assai discutibile, della invasiva mega piattaforma del nuovo scalo container, nella zona delle ex demolizioni navali.
Inoltre il terminal carbonifero savonese in parte è stato sostituito da quello di Vado, automatizzato, al servizio della centrale e dotato di grandi aree di deposito.
D’altra parte, il porto di Savona ha perso in gran misura la caratteristica commerciale, per acquisire l’importante assetto morfologico e funzionale quale terzo scalo turistico nazionale, mentre l’antica darsena ospita la nautica da diporto accanto alla piccola flotta di pescherecci.
Il collegamento con la città è ora assicurato da uno slanciato ed efficiente ponte mobile a raso, a disposizione dei turisti e del riqualificato quartiere del porto antico, dove assai contrastata fu la costruzione della torre Bofil, sia per il duro impatto della sua tipologia architettonica in vetro, sia per la conseguente grande voracità energetica accompagnata da condizioni abitative microclimatiche non perfette, che finora non hanno consentito lo sperato successo commerciale dell’iniziativa.
In sostanza però, è stata realizzata la ricongiunzione e la quasi ottimale condizione di vivibilità tra la città e il suo porto.
3) – L’evoluzione della situazione ecologica del comprensorio, denota alcuni aspetti rilevanti, sia per quanto riguarda l’inquinamento, sia dal punto di vista del paesaggio.
Finora, l’evento dominante ad ampio raggio, con un impatto multicomunale persistente e negativo, è stata la costruzione della centrale termoelettrica di Vado.
Sia per la sua dimensione fuori scala e circa doppia dal punto di vista del fabbisogno energetico, ma soprattutto a causa della sua alimentazione a carbone, che ha prodotto in rilevante misura vittime e diffusi danni alla salute, da oltre un anno è in stato di fermo produttivo, escluso il gruppo a gas:
L’esito incerto della vicenda, è nelle mani della Magistratura, ma può dipendere anche dalle scelte aziendali, forse di chiusura, a quanto riferiscono i media.
A meno che non si voglia ricercare una possibile alternativa virtuosa.
D’altra parte è cessato da un ventennio il venefico inquinamento dell’impianto di produzione del carbone siderurgico, peraltro ancora attivo a Bragno, che ha liberato l’area ora insediata da un grande centro commerciale.
Un residuo potenziale rischio di inquinamento, è connesso ai depositi e agli impianti di lavorazione dei prodotti petroliferi.
Parallelamente nello stesso periodo di tempo, i tre comuni Albisolesi, hanno raggiunto lo status quasi ottimale di centro turistico di eccellenza, ad inquinamento minimo, con rilevanti valenze storiche, artistiche e naturalistiche, in conseguenza di una serie di eventi non del tutto positivi.
Infatti la chiusura di due stabilimenti per la produzione della ceramica industriale e di un centro di produzione di apparecchiature elettromeccaniche, ha causato la perdita di numerosi posti di lavoro.
Viceversa, la permanente attività delle storiche fornaci e dei laboratori della ceramica artistica, la passeggiata curata dai prestigiosi artisti della”Piccola Atene”di Albisola, ne hanno fatto un polo di attrazione internazionale.
Molto rilevante rispetto al traffico, ma soprattutto anche dal punto di vista paesaggistico, oltre che da quello della vivibilità turistica, è stato lo spostamento a monte del tracciato ferroviario, che ha consentito la riqualificazione della passeggiata fino al Capo.
Infine la costruzione ancora in corso a Luceto, del campo da golf e del relativo villaggio, completa il quadro delle iniziative qualificanti.
4)-Conclusioni
Dunque dall’analisi della situazione, emerge una innegabile evoluzione positiva della condizione ecologica generale, che tuttavia necessita di un ulteriore sviluppo di iniziative “verdi”, accanto alla neutralizzazione di quelle “rosse”, ancora sul campo. Principalmente mancano i piani di abbattimento degli inquinamenti nei sistemi del trasporto e del riscaldamento degli edifici.
Da un lato urge una normativa per incentivare la mobilità urbana con veicoli elettrici e a idrogeno. Dall’altro è prioritaria l’esecuzione in tempi certi, della coibentazione delle abitazioni. Investimenti virtuosi con ritorni anche economici immediati.
E’ nota l’urgente necessità sostenuta dagli scienziati e sancita dagli accordi internazionali di Lima, di produrre e usare energia ad inquinamento zero, per salvarci dal disastro idrogeologico, mentre Papa Francesco ribadisce ed amplia il concetto di tutela, precisando che ogni iniziativa deve realizzarsi nel rispetto della salute dell’uomo e di tutte le risorse della natura, prima di ogni altro interesse.
Notevoli gli effetti rispetto alle criticità in questione.
Dunque a Vado, premesso che va riconosciuto e difeso il diritto di produrre energia, ma che non è consentito farlo contro la salute e l’ambiente, è possibile ad esempio effettuare la svolta virtuosa, che la tecnologia consente, della sostituzione degli impianti a carbone con altri capaci di produrre idrogeno da elettrolisi per via solare, al fine di generare energia elettrica, oppure per utilizzarlo per autotrazione, soluzioni entrambe pulite.
Eventualmente,se necessario, si può mantenere in funzione il gruppo a metano esistente, in vista della elettrificazione già approvata, delle navi attraccate nel porto di Vado, mentre è fortemente auspicabile che la stessa rete elettrica sia estesa alle banchine di Savona, per evitare il notevole
inquinamento dei motori delle grandi navi da crociera e commerciali, sempre accesi durante la sosta.
Viceversa, la proposta di costruzione dell’impianto di bitume liquido, nello storico porto del capoluogo, appare anacronistica e del tutto inaccettabile, poiché pericolosa e in grave contraddizione con gli interessi della collettività, oltre ad essere basata su una procedura ritenuta da molti, incompleta e promossa a colpi di silenziosi assensi, priva delle approfondite analisi necessarie per una corretta valutazione dei rischi.
Confidiamo che in questo caso, una esperienza storica analoga a quella della centrale non possa ripetersi. La volontà dei savonesi, contrari all’impianto del bitume, poiché assurdamente collocato “in città”, è espressa chiaramente con la petizione, ancora in corso, sottoscritta da quasi 7000 firme, insieme alle 2000 espresse sulla rete, in meno di un mese. Così in seguito all’incontro di protesta in Comune di martedì 28, è stata ottenuta la Valutazione di Impatto Ambientale regionale finora omessa.
Al Sindaco e alle Istituzioni di controllo e tutela, spettano le responsabilità di garantire il rispetto dei diritti dei cittadini.
Giovanni Maina
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