domenica 27 settembre 2015

Uruguay:dove stati andando?

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I dieci giorni che sconvolsero l’Uruguay

by maomao comune
La più grande mobilitazione sociale degli ultimi anni, la più numerosa contro un governo progressista. Anche in Uruguay la gente non fa sconti alla politica antipopolare e di destra anche se fatta da uomini e coalizioni che si dicono di sinistra. Che poi vengono sconfitti fuori e perfino dentro il loro schieramento. La rabbia cresce, a maggior ragione, quando si scopre che il governo di Pepe Mujica, l'ex presidente acclamato per la simpatia e la semplicità dei costumi in tutto il pianeta, disprezzava le lotte sindacali degli insegnanti e ha negoziato in segreto la partecipazione di Montevideo al Trade in Services Agreement (Tisa)l'ennesimo accordo neoliberista per togliere ostacoli e regole scomode ai servizi e al commercio. Un negoziato che avrebbe fatto dell'Uruguay il partner privilegiato degli Usa nel Mercosur e che, venuto alla luce, è stato invece bloccato dalle proteste dell'intero paese. Il presidente Tabaré Vázquez, succeduto a Mujica, che fino a oggi ha vantato "un tipo di leadership quasi monarchica" insiste: vuole stabilire per decreto che gli insegnanti non possono scioperare, poi, innervosito dalle prime sconfitte, manda la polizia a picchiare gli studentitisa
di Raúl Zibechi
Con un forte protagonismo del ministro dell'economia, Danilo Astori, fino ai primi giorni di agosto il governo uruguaiano stava negoziando la sua partecipazione al Trade in Services Agreement (TISA) - che serve a de-regolamentare servizi e commercio -  e si preparava ad approvare il bilancio quinquennale, malgrado la resistenza di alcuni sindacati, in particolare quelli dell'educazione. Il presidente Tabaré Vázquez esercitava "un tipo di leadership quasi monarchica", nella felice espressione dello storico Gerardo Caetano (Brecha, 4/9/15).
Un mese dopo, il governo ha subito una sconfitta inappellabile da parte dei sindacati degli insegnanti, ha dovuto affrontare la più grande mobilitazione sociale da anni (e la più numerosa contro un governo di sinistra); la leadership di Vázquez  è stata contestata nelle strade, nel suo stesso partito e nel movimento sindacale e ha chiuso le due settimane con l'annuncio dell'abbandono dei negoziati sul Tisa.  In questo modo, le aspirazioni di trasformare l'Uruguay in un partner privilegiato degli Stati Uniti nel Mercosur sono state frustrate dalla forte mobilitazione popolare.  
Quello che è successo ha una sua storia. Da mezzo secolo i sindacati della scuola affrontano l'autoritarismo. Prima, quello del governo di Jorge Pacheco Areco (1967-1972), il quale,  per contenere la protesta sociale, agì per decreto sull'intervento dell'insegnamento secondario e tecnico nell'ambito dello stato di eccezione. Nel 1985, con il ritorno della democrazia, i sindacati degli insegnanti hanno continuato a resistere alle riforme neoliberali e a essere protagonisti  di importanti lotte negli anni '90.
Da una quindicina d'anni chiedono che il 6 per cento del  bilancio nazionale venga investito nel settore dell'educazione. Dopo 11 anni di governo del Frente Amplio, l'investimento nell'educazione continua ad essere uno delle principali mancanze della sinistra. Salari bassi, locali in cattive condizioni, carenza di docenti che impedisce la copertura dei posti in tutti i livelli educativi  e prestazioni complessive stagnanti con tendenza al peggioramento, sono tendenze di lungo respiro che non sono state modificate dai tre governi di sinistra.
L'aspetto più vistoso sono i cattivi rapporti tenuti  con i sindacati degli insegnanti. A metà del suo mandato, l'ex presidente José Mujica ha detto: "Bisogna unirsi e fotterli", riferendosi  ai sindacati della scuola (Brecha, 28/8/15). Tuttavia, nessuno era ancora arrivato così lontano come Vázquez, che lunedì 24 agosto ha decretato  la "esencialidad" [servizio pubblico essenziale] con il fine di stroncare lo sciopero dei docenti attraverso provvedimenti sommari e licenziamenti in massa.
Era la prima volta dal 1985 che veniva imposta una simile misura, alla quale neanche i governi neoliberali si erano appellati.  La risposta è stata drastica: migliaia di maestre si sono riunite davanti alla sede sindacale, un chiaro segnale di ribellione all'autoritarismo; la centrale sindacale ha proclamato uno sciopero generale e una marcia dove 50 mila docenti e studenti hanno gridato contro il decreto di Vázquez, mentre  50 centri d'istruzione  sono stati occupati. Il Frente Amplio si è diviso. Solamente la destra ha appoggiato il presidente.
In un clima di tensione tra governo e sindacati, il primo sabato di settembre il Frente Amplio ha indetto un'assemblea plenaria per discutere, dopo vari colpi di scena, la posizione in merito al TISA. La votazione dei delegati dei settori e delle basi ha dimostrato l'isolamento del governo: in 117 hanno votato per ritirarsi dai negoziati e solo in 22 hanno appoggiato l'Esecutivo. Lunedì 7 il governo ha annunciato che l'Uruguay avrebbe abbandonato la partecipazione ai negoziati.
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Anche il TISA ha una sua storia. Come sottolinea l'economista Antonio Elías, al quale va il merito di aver scoperchiato  il segreto, ci sono state tre fasi: "La prima, in assoluta segretezza; la seconda, semi-pubblica, ma senza che ci fosse discussione; la terza è stata pubblica, con discussione, ma i documenti segreti non sono stati consegnati alla società perché fossero analizzati" (Voces, 10/9/15).
Per quasi un anno, tra il settembre 2013 e il luglio 2014, quando sono stati pubblicati i primi dati, il governo di Mujica ha portato avanti  negoziati senza informare né la popolazione, né la sua forza politica né il parlamento. Il ministro degli esteri Luis Almagro, promosso da Mujica alla massima carica presso l' Organición de los Estados Americanos (OEA), ha dovuto riconoscere che si stava negoziando e ha assicurato che [il TISA] è un trattato positivo per il paese.
I negoziati ufficiali sono iniziati nel febbraio 2015, senza un annuncio ufficiale, durante gli ultimi giorni del governo Mujica. Elías ricorda che è stato il sito del Ministero degli Affari Esteri del Canada a informare  dell'ingresso dell'Uruguay  nei negoziati.Sarebbe bene che qualcuno, in qualche parte del mondo dove viene acclamato, chiedesse all'ex presidente le ragioni di un silenzio così significativo.
Il punto importante è che appena si è rotto  il silenzio, la società uruguaiana ha respinto  il TISA in modo deciso. I media di sinistra, che in questo paese hanno sempre avuto un ruolo decisivo; il movimento sindacale, le organizzazioni sociali e ambientaliste, gruppi come la Red de Economistas de Izquierda (Rediu ), accademici e intellettuali, hanno modificato i rapporti di forza. Il voto all'interno del Frente Amplio, dove i sostenitori di Astori e di Vázquez sono rimasti  isolati, riflette il modo di pensare della maggioranza degli uruguaiani.
Nello scatenarsi degli eventi si è vissuta la felice coincidenza tra la lotta dei sindacati degli insegnanti, che ancora non è terminata, e la resistenza al TISA che è la continuazione di quella sostenuta nel 2007 dalla sinistra sociale contro il TLC [Trattato di Libero Commercio] con gli Stati Uniti, che Vázquez voleva firmare durante il suo primo governo.  In entrambi i casi è rimasto solo con il sostegno della destra e l'ostilità del movimento popolare.  
La sconfitta  della  "esencialidad" contro gli insegnanti e quella del TISA hanno qualcosa in comune: questa società non si fa portare avanti con politiche autoritarie, né in nome dello sviluppo e nemmeno sotto un governo che dice di essere di sinistra. La piazza ha posto dei limiti alla svolta a destra.
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Fonte: la Jornada
Traduzione per Comune-info: Daniela Cavallo

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img_7519-19dc9-300x20021 settembre. Gravi incidenti, feriti e arresti nello sgombero dell'occupazione di una sede dell’Amministrazione Nazionale dell’Educazione Pubblica da parte degli studenti della scuola secondaria 


Raúl Zibechi, scrittore e giornalista uruguayano dalla parte delle società in movimento è redattore del settimanale Brecha. I suoi articoli vengono pubblicati con puntualità in molti paesi del mondo, a cominciare dal Messico, dove Zibechi scrive regolarmente per la Jornada. In Italia ha collaborato per oltre dieci anni con Carta e ha pubblicato diversi libri: Il paradosso zapatista. La guerriglia antimilitarista nel Chiapas, Eleuthera; Genealogia della rivolta. Argentina. La società in movimento, Luca Sossella Editore; Disperdere il potere. Le comunità aymara oltre lo Stato boliviano, Carta. Territori in resistenza. Periferia urbana in America latina, Nova Delphi. L’edizione italiana del suo ultimo libro, “Alba di mondi altri” è stata stampata in Italia in luglio dalle edizioni Museodei.  Molti altri articoli inviati da Zibechi a Comune-info sono qui.
L’adesione di Raul Zibechi alla campagna di Comune
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I NUOVI MOVIMENTI DAL BASSO IN AMERICA LATINA
è l’ultimo libro di Raúl Zibechi in uscita nei prossimi giorni in Italia ediz. museodei Hermatena pagg 200 – E 15 
Per informazioni sull’acquisto del libro, i lettori romani possono scrivere a carmosino@comune-info.net, i non romani ad aldozanchetta@gmail.com
Saranno gli esclusi a costruire la nuova storia? A modo suo, Raúl Zibechi propone per molti versi questa domanda. È il mondo dei dannati della terra, quelli che vivono nella zona del non-essere e subiscono ogni giorno violenze inaudite. Sono loro, persone che possono perdere solo umiliazioni e catene, a essere davvero interessate a creare un mondo altro. Possono riuscirvi? Questo libro è parte della tenace ed emozionante ricerca per rispondere a questa cruciale domanda. Marco Calabria nella nota introduttiva scrive: «Dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso (Raúl) consuma le scarpe percorrendo in lungo e in largo l’America. Attraverso autopistas e impervi caminosinsegue le tracce della resistenza al dominio del capitale e delle merci sulle persone. Le ha trovate ovunque: nelle periferie di Asunción e lungo le steppe della Patagonia, sugli altopiani andini e tra le nebbie delle selve tropicali. A volte è tornato per mettere in discussione quel che gli era sembrato di capire». Lo sguardo di Zibechi penetra a fondo dentro un mondo invisibile, occultato com’è agli occhi di quelli che stanno in alto.

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