venerdì 30 ottobre 2015

Sabella chiede che le carte vengano fornite al commissario prefettizio

Mafia Capitale, l'ex assessore Sabella: "Mi sarei tagliato una mano per avere gli atti della commissione"

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ALFONSO SABELLA
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“Sono d’accordo, è opportuno che il ministro degli Interni e il governo desecretino, anche parzialmente, gli atti della relazione Gabrielli e della relazione della commissione d’accesso”. Alfonso Sabella, ormai ex assessore di Marino, l’uomo della legalità chiamato d’urgenza dopo Mafia Capitale a mettere ordine nel sistema deli appalti, raccoglie l’appello dell’HuffPost. E chiede, a questo punto, trasparenza totale, pubblicando gli atti, dove è scritto nero su bianco di chi sono sono le responsabilità nel non aver contrastato il sistema di mafia capitale.
Andiamo alla questione di fondo: la corruzione.
Meno male...
Perché dice "meno male"?
Per carità sono stati giorni e settimane difficili e quindi era ovvio che si parlasse solo dell’aspetto politico. Ma adesso che la vicenda Marino si è chiusa è ora di tornare a parlare della questione di fondo. E cioè la corruzione, il cancro che corrode Roma.
Quale cancro ha trovato quando è arrivato? 
Il cancro degli affidamenti diretti mascherati da finte procedure negoziate. Quello credo di averlo risolvo. Ora si deve passare alla corruzione: si deve continuare con la terapia somministrata col nuovo piano di trasparenza, col regolamento dei contratti, con il sistema dei controlli introdotto, con la vigilanza collaborativa con l’Anac.
Perfetto. Però Sabella, parliamoci chiaro, lei ha iniziato un lavoro che tutti, a partire da Raffaele Cantone giudicano egregio. Ma la politica, evitato lo scioglimento, si è avvitata parlando di Marino, scontrini, pure il Papa… Insomma, è mancato il confronto, anche lo scontro sulla questione di fondo: chi aveva le responsabilità del default morale di Roma.
E questo che dice lei è un dato di realtà.
Lei sottoscrive il nostro appello ad Alfano e al governo? E cioè: visto che non si è fatta chiarezza, desecretate gli atti, a partire dalla relazione prefettizia alla base della relazione Gabrielli, così l’opinione pubblica si fa un’idea su ciò che la politica non ha spiegato.
Sì, sono d’accordo. È vero che il Comune di Roma non è stato sciolto per mafia quindi non c’è l’obbligo di desecretare gli atti, però è utile e opportuno che il governo lo faccia in un consiglio dei ministri. Lei fa un ragionamento politico, legittimo. Io credo che c’è anche un’altra ragione.
Quale?
Una logica di chiarezza. Quegli atti, se vengono resi pubblici, aiutano il commissario prefettizio che arriverà a capire fino in fondo le criticità. È chiaro che, poiché le conclusioni delle relazioni che cita lei hanno un profilo di soggettività, basterebbe una desecretazione anche parziale. Insomma, vanno chiariti gli elementi oggettivi. Sono la diagnosi del cancro. E questo può essere di aiuto. Qualcosa uscì sui giornali: spifferi, brani qua e la.
Meglio un quadro completo. 
Certo. Serve a chi vuole provare a mettere ordine nella macchina in tempi celeri. Anzi è uno strumento indispensabile. Stiamo parlando di una istruttoria fatta da persone attrezzate: prefetti, ufficiali di polizia giudiziaria... Io mi sarei tagliato una mano per avere quegli atti.
Però sono rimasti secretati. Evidentemente qualcuno ritiene pericolosa fare un’operazione trasparenza fino in fondo sull’intreccio tra sistema di mafia capitale e politica.
Questo lo dice lei. Io dico che è utile al nuovo commissario avere quegli atti. E aggiungo: questa vicenda sta creando grandi danni a Roma e ha interrotto spero momentaneamente, un percorso di risanamento della macchina amministrativa e di ripristino della legalità che è indispensabile. Sono certo che il Governo, nella fase che sembra inevitabile del commissariamento, continui in quest’opera importantissima di recupero della legalità per provare a dare a Roma quegli anticorpi che in questo momento credo che in Italia non abbia nessuno. Gli anticorpi sulla corruzione non ce li ha nessuno. La chiarezza degli atti è parte integrante di quest’opera.
Sabella, per concludere la domanda più scontata. Ora tornerà a fare il magistrato?
Certo. Mi lasci dire che mi sento avvilito perché dover interrompere un percorso di risanamento amministrativo così imponente come quello avviato in questi mesi, per me è una grande sconfitta. Come Cincinnato, ora tornerò al mio aratro.

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