venerdì 27 novembre 2015

ripresa e povertà in Italia

Quale ripresa per l’Italia? Istat, oltre un quarto dei cittadini è a rischio povertà

Stridenti le disuguaglianze: al 20% più povero va il 6,7% dei redditi, al più ricco il 39,5%
[23 novembre 2015]
povertà istat
Nel nuovo report su reddito e condizioni di vita in Italia,diffuso oggi dall’Istat, si legge oggi di un Paese molto lontano da quel concentrato di positività frequentemente sponsorizzato dal governo in carica. Secondo l’Istituto nazionale di statistica il 19,4% delle persone residenti in Italia è a rischio povertà, ovvero vive con un reddito familiare equivalente inferiore al 60% del reddito mediano. L’11,6% si trova in condizioni di grave deprivazione materiale, il 12,1% vive in famiglie caratterizzate da bassa intensità di lavoro: «L’indicatore sintetico di rischio di povertà o esclusione sociale – spiega l’Istat – include tutti coloro che si trovano in almeno una delle suddette tre condizioni ed è pari al 28,3%».
Si tratta di dati, è bene ricordarlo, che sono calcolati sui redditi del 2013 (allora il premier Renzi era ancora sindaco di Firenze), ma le informazioni attualmente disponibili sulla dinamica reddituale tra il 2013 e il 2014 «segnalano un leggero aumento in termini di ammontare e una sostanziale stabilità in termini procapite». Povertà stabile per l’Italia, dunque, come osservato già dalla Caritas.
A causa di una congiuntura internazionale che, nonostante numerosi scossoni, negli ultimi mesi favorisce la dinamica economica italiana (prezzi energetici al ribasso, euro debole, Qe della Banca centrale europea, tutti elementi che ci favoriscono), il 2015 offre timidi segnali di ripresa. Ai fondati dubbi sulla sua robustezza si affiancano oggi quelli sulla sua qualità.
Nel nostro Paese, visto nel suo complesso, la quota di cittadini a rischio povertà arriva al 28,3%. Questa quota già enorme si amplia ulteriormente se restringiamo il campo d’osservazione al Sud, dove a rischio povertà o esclusione sociale è quasi la metà dei residenti, il 45,6%. È qui che, oltre ai più bassi livelli di reddito, si associa anche una maggiore disuguaglianza: la stima dell’indice si attesta a 0,305, più alta che nel resto della nazione, che nel suo complesso vede comunque l’indice arrivare a 0,296.
Tradotto in distribuzione di reddito, significa che il 20% della popolazione più povera percepisce il 6,7% dei redditi totali, mentre il 20% più ricco ne assorbe il 39,5%. E questo guardando al solo reddito: se invece si va a osservare il resto (la somma degli asset finanziari e non finanziari, meno le passività), secondo i dati stimati da Oxfam il 20% degli italiani più ricchi detiene il 61,6% della ricchezza nazionale netta, mentre il 20% degli italiani più poveri ne possiede appena lo 0,4%.
Anche se la ripresa economica italiana si consolidasse, è chiaro che con le attuali dinamiche e le stridenti disuguaglianze non sarebbe né equa né sostenibile. Ma di questo nessuno al governo del Paese pare preoccuparsi più di tanto.

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