lunedì 30 novembre 2015

tra grovigli e fili del reale

Tra grovigli, fili e tessuti del reale

by JLC
NAP
di Laura Di Pasquale
Dopo gli attentati terroristici di Parigi le narrazioni della realtà sono ancora più cruciali. Paura e confusione perdurano. Concetti come terrorismo e frontiere si sono rapidamente ingarbugliati con clandestino, profugo e Islam. Si rischia di creare matasse informi che coprono o deformano la visione del “vicino” e del contesto.
napolislamUna via di fuga preventiva dal groviglio di informazioni e tesi distorte, era offerto già il 13 pomeriggio. All’interno di un prezioso festival romano, Visioni fuori Raccordo, proiettavanoNapolislam, un documentario che, salvo ripensamenti fuori luogo dovrebbe essere nelle sale Uci dal 2 dicembre.
Lenzuola stese, colori intensi, cadenze familiari sciolgono molte delle remore e dei tabù attorno ai musulmani. I protagonisti del documentario sono tutti napoletani, tranne uno, un tassista marocchino. Con parole sagge e sguardi profondi collega le micro storie dei convertiti all’Islam per le strade e case di Napoli.
Ho sentito il profumo della sfogliatella halal, senza strutto. Ho visto Madonnine, mentre dei neo-convertiti prendevano una posizione netta contro il terrorismo. Ho osservato un anziano, che ha trovato nell’Islam conforto, dopo la perdita della figlia. Ho compreso il rapper che non vuole rinunciare alla musica per la sua nuova religione: crede, prega e si gode l’hip hop. Mi sono accomodata accanto a una madre che vorrebbe comprendere la figlia neo-convertita all’ Islam, visibilmente innamorata di un giovane musulmano. E ho ridacchiato con lei quando tra scherno e prove di appartenenza le diceva: “Però a nutella t’ a mangi u stesso?”.
Il regista del documentario è anche un arabista e giornalista. La confidenza che ha creato con i personaggi mi ha fatto sentire benvenuta nelle loro vite. Con toni pacati, senza morbosità, ha permesso di guardare la religione musulmana come una “semplice” religione, con i limiti e caratteristiche di un credo, reinterpretato a Napoli. Ho lasciato la sala curiosa di saperne di più di Islam, ignara del fatto che da quella sera commenti e distorsioni avrebbero avvolto quella religione, appiattendola, uniformandola, associandola al pericolo.
50799Dopo il 13 novembre, i fili della narrazione si sono dipanati con un altro documentario. È del 2014, ma in questi giorni in tutte le librerie esce in un cofanetto con la versione multilingue . È “Io sto con la sposa”. Un film visionario, che combina festa e coraggio(leggi anche Io sto con la sposa, un film che è storia vera).
Il groviglio di stereotipi e paure che rischia di stritolarci, dopo il 13 Novembre, avvolge un “loro” ampio composto da musulmani, siriani, stranieri. La “finta” sposa del film arriva dal campo palestinese di Yarmouk, a Damasco e i membri del corteo nuziale sono quasi tutti palestinesi e siriani. Ci raccontano dei loro giorni tra le bombe, del viaggio, di come sono sopravvissuti a un drammatico naufragio nel Mediterraneo, quello dell’11 ottobre 2013.
Dopo il viaggio dalle coste africane tre dei protagonisti del film, avrebbero dovuto rischiare vita e denaro, di nuovo. Potevano solo appoggiarsi a dei “passeurs” per raggiungere i paesi del Nord Europa e una vita più dignitosa. Il film e il finto corteo nuziale sono narr-azioni. Risposte politiche anche al regolamento Dublino, che stabilisce che i richiedenti asilo presentino le loro domande nei paesi d’arrivo.
Il film è opera di un gruppo variegato: un giornalista, un video artista e un poeta-italiani e palestinesi siriani. Sebbene non vi sia stata nessuna risposta politica, e al contrario si assiste a una chiusura più serrata delle frontiere, il film è stato un’esperienza di partecipazione e goliardia attraverso l’Europa. È stato finanziato dagli spettatori invitati a entrare in campo, a scegliere e addirittura a produrre narrazioni.
Le narrazioni del reale più adatte a questo periodi di confusione e grovigli, convivono con il dubbio se necessario, accolgono la polifonia di voci quando non è chiara le cause non sono univoche, instillano la voglia di cercare altre trame e orditi del presente che stiamo tessendo.

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