Fine anno e in ogni dove appaiono i famigerati bilanci. Politici, economici, personali…
Ma le cifre riportate oggi in diversi quotidiani, italiani e non, saltano agli occhi: il numero di persone sfollate che fuggono da conflitti, catastrofi naturali o semplicemente, se così si può dire, sono alla ricerca di una vita migliore ha superato in Europa il milione. I dati, apparentemente freddi, restituiscono con immediatezza le dimensioni dei fenomeni. Non c’è nessuna “invasione”, tale termine significa ben altra cosa, ma tanta gente in difficoltà e costretta a scappare non si vedeva dalla Seconda guerra mondiale.
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Allargando lo sguardo scopriamo che sono oltre 100 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria attualmente nel mondo, questi i dati dell’ultimo Rapporto Unfpa, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, che pubblica annualmente un lavoro sullo stato della popolazione nel mondo, tradotto e presentato in Italia in contemporanea mondiale da Aidos.
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Il titolo del nuovo rapporto, Al riparo dalla tempesta. Un’agenda innovativa per donne e ragazze, in un mondo in continua emergenza, illustra la complessità del fenomeno anche attraverso i dati disaggregati per età e sesso, restituendoci il particolare drammatico che di queste persone in fuga ben 26 milioni sono donne e adolescenti. Secondo alcuni dati contenuti nel rapporto si stima che 507 donne e ragazze muoiono ogni giorno durante la gravidanza o il parto in situazioni di crisi quali terremoti e conflitti. Circa tre quinti delle morti per partoavvengono in paesi ‘fragili’ o con emergenze varie.
Senza la protezione usuale delle relazioni sociali, familiari e della comunità, le donne sono maggiormente vulnerabili a violenza di genere, gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili. La tutela della salute e dei diritti di donne e ragazze non è solo fondamentale nelle numerose emergenze che stiamo affrontando con fatica, ma è un fattore chiave nell’accelerare la ripresa dalla crisi, la resilienza di donne e popolazioni per la ricostruzione di un paese, come mostra Lo stato della popolazione nel mondo 2015. Il Rapporto restituisce un quadro della realtà ma anche umanità, scavalcando la disumanizzazione fatta da alcuni giornali e da alcuni politici, e superando lo sterile dibattito che vuole etichettare le persone in migranti economici, rifugiati, profughi e altre categorie.
Garantire servizi quindi non è solo una questione di vita o di morte, ma anche di diritto alla dignità per milioni di donne e ragazze. “Dignità prima di tutto” – è stato il tema principale della campagna Unfpa in Nepal subito dopo il terremoto di fine Aprile. Il riparo dalla tempesta è un richiamo a governi e a organizzazioni varie a garantire alle donne il diritto alla salute, specialmente quella sessuale e riproduttiva, nonché il diritto alla protezione da violenza e fare in modo che questi diritti non vengano relegati in fondo alla lista delle priorità negli interventi umanitari ma piuttosto posti al centro di esse. Servizi fondamentali di base quali salute materna e contraccettivi sono necessari per salvare la vita delle donne e permettere alle adolescenti di avere un passaggio sicuro e salutare verso l’età adulta. Il riparo di cui disponiamo oggi non basta a proteggere quanti ne hanno bisogno. Mancano risorse finanziarie, mentre aumenta la domanda.
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La salute e i diritti sessuali e riproduttivi sono infatti inclusi nell’Agenda 2030, approvata a fine settembre dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e definita universale, che ha l’obiettivo di raggiungere uno sviluppo sostenibile sociale, economico e ambientale, che non lasci indietro nessuno. Un’Agenda innovativa che prevede 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS).
Quindi anche il nostro paese ha la possibilità e il dovere di riconfermare l’impegno a considerare prioritario l’empowerment delle donne, con il finanziamento di programmi specifici volti a garantire servizi per la salute sessuale e riproduttiva, come ad esempio il programma Unfpa Supplies – Global Programme to Enhance Reproductive Health Commodity Security, lanciato nel 2008 e che l’Italia non ha mai finanziato. Un programma cherafforza i sistemi sanitari e permette un più ampio accesso ai contraccettivi e ai farmaci salvavita per contrastare la mortalità materna, la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale incluso l’hiv/aids e delle gravidanze indesiderate, nonché prevenire le complicanze dovute a gravidanze e parto. Solo nel 2014 il programma ha aiutato circa 33 milioni di donne, in più di 46 paesi, ad accedere ai moderni metodi contraccettivi e ai servizi per la salute riproduttiva evitando, si stima, 7,8 milioni di gravidanze indesiderate, 24.000 morti materne, 138.000 morti infantili e 2,8 milioni di interruzioni di gravidanza.
Questi dati e bilanci che concludono il 2015 e vedono l’avvio di Obiettivi universali per uno sviluppo sostenibile, sono un’occasione per mettere al centro delle nostre priorità la salute e i diritti di donne e ragazze, investendo nelle istituzioni e nelle azioni volte a costruire il capitale umano, nonché le capacità di recupero delle comunità locali e dei paesi cosicché, al presentarsi di nuove crisi, le devastazioni e gli esodi possano essere ridotti al minimo, accelerando la ripresa e tutelando i diritti umani.