giovedì 31 dicembre 2015

i frutti velenosi della buona scuola


I frutti velenosi della Buona scuola

by JLC
sc
Foto di Adamo Banelli (corteo per la scuola pubblica ad Arezzo, giugno 2014)

di Alain Goussot*
Come si chiude il 2015 per la scuola? Il progetto la "Buona scuola" con la legge 107 è stato approvato nonostante l'opposizione massiccia del mondo della scuola, intanto è sul tavolo una proposta di legge delega sul sostegno che va nella direzione della separazione delle carriere degli insegnanti curriculari e di sostegno con degli orientamenti sempre più dentro il paradigma clinico-terapeutico-diagnostico e sempre meno pedagogico-educativo (leggi anche I rischi di medicalizzazione nella scuola).
Cominciano a realizzarsi nella pratica, piano piano, gli aspetti perversi e distruttivi della scuola pubblica democratica della legge 107 con dei presidi manager (che oggi si lamentano di non avere né gli strumenti né le direttive per attuare quello che prevede la legge), una aziendalizzazione sempre più accentuata della scuola con delle assunzioni che non sono a tempo indeterminato ma con contratti triennali rinnovabili (secondo cosa?) nella piena logica del Job's Act e della deregulation del mercato del lavoro, ideologia neoliberista sposata dal governo con l'abolizione dello Statuto dei lavoratori.
I tagli ai bilanci sociali e alla sanità stanno anche colpendo tutto quel dispositivo di accompagnamento a livello territoriale che dovrebbe favorire l'inclusione scolastica e sociale (gli enti locali sono allo stremo come i cittadini e le famiglie che fanno sempre più fatica). L'idea poi di competitività tra scuole per valorizzare il cosiddetto merito è una dono avvelenato che amplificherà quello che si è già verificato da anni (dalla riforma Berlinguer sull'autonomia) cioé l'accentuazione delle diseguaglianze con classi e scuole di serie A, e classi e scuole di serie B.
Di sicuro non c'è nessuna visione seria di lungo termine per la costruzione e il rinnovamento della scuola democratica, pluralista e accogliente, rispettosa delle differenze e meticciata; c'è invece una concezione povera e subalterna alle logiche della finanza e dell'economia che non ha nulla a che vedere con la formazione dell'uomo e del cittadino e la preparazione delle future generazioni ad affrontare la crisi del sistema dei diritti e della cittadinanza attiva senza la quale non esiste democrazia, e come dicevano Célestin Freinet e don Lorenzo Milani la prima vera esperienza democratica avviene a scuola, nella scuola di tutti e tutte, aperta a tutti, una scuola rigorosa ma anche credibile e quindi in grado di chiedere molto, una scuola che educa all'alterità, alla solidarietà e forma lo spirito critico con una formazione di base solida che dà gli strumenti di decodifica, di comprensione del mondo e delle sue logiche. Un scuola dove si pratica una didattica viva e non quel simulacro tecnico di procedure standardizzate sulle quali vengono formati gli insegnanti, operazione che mira a non favorire il pensiero della loro pratica educativa.
L'operazione di demolizione dell'anima democratica e pedagogica della scuola è dunque al suo culmine, solo la reazione riflessiva, consapevole degli insegnanti, ma anche dei genitori che non cadono nel tranello di logiche corporative pensando di ottenere qualcosa dalla burocrazia ministeriale, solo la trasformazione delle scuole inagorà pedagogiche aperte alla riflessione collettiva e alla co-progettazione di un nuovo patto educativo per il futuro potranno ridare speranza. Le risorse ci sono, anche le volontà, anche le capacità: si tratta di connettersi, costruire un nuovo modo di stare insieme per co-educarsi nella prospettiva di ridare vitalità e serietà culturale cioè dignità alla scuola repubblicana, democratica e pubblica.

* Docente di pedagogia speciale presso l’Università di Bologna, pedagogista, educatore, filosofo e storico, Alain Goussot collabora con diverse riviste. Il suo ultimo libro è L’Educazione Nuova per una scuola inclusiva (Edizioni del Rosone)

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