martedì 29 dicembre 2015

un diverso uso dei funghi

L’arte di farsi un tavolo con i funghi

by maomao comune
C'è chi guarda un fungo e pensa al grado di soddisfazione del suo stomaco, e poi c'è Phil Ross che guarda un fungo e pensa ad un’alternativa sostenibile al legno, alla plastica, ai materiali di uso comune. Dite la verità, non ci avevate pensato mica ad arredare la casa con il "fungo dell'immortalità"?
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Ieri qui ha piovuto, finalmente, odore di terra bagnata, ci voleva proprio! Non è durata molto, il tempo necessario di farmi venire voglia di funghi, lo so e ve l’ho anche detto che non è vero che i funghi spuntano dopo la pioggia, lo avevo scritto parlando di buche qui,
Che dirvi, saranno gli odori, le frasi fatte, ma io ho l’acquolina, un piatto di funghi arrostiti, trifolati o crudi con insalata, scaglie di parmigiano e un filo di balsamico.
Ha ragione un mio amico, ogni tanto s’indigna ed esclama: “Pensano solo a mangiare!”.
Anch’io, eccomi ridotta come Homer Simpson: “Non rimandare a domani quello che puoi mangiare oggi!”. Fortuna che al mondo esistono tipi umani evoluti, quelli che ad esempio solo guardando una pallina scivolare nel fango hanno l’intuizione e tac ti realizzano la penna “a sfera”.
Io guardo un fungo e penso al grado di soddisfazione del mio stomaco, Phil Ross al contrario guarda un fungo e pensa ad un’alternativa sostenibile al legno, alla plastica, ai materiali di uso comune.
Chi è Phil Ross?
Definirlo semplicemente un artista è riduttivo, laureato con un BFA nel 1991 presso l'Istituto d'arte di San Francisco e con un MFA nel 2000 presso la Stanford University di Palo Alto in California, è soprattutto un ricercatore. Le sue opere d'arte sembrano rispondere alla necessità di collocare dei sistemi naturali all'interno di un contesto sociale.
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Phil Ross con in testa un vaso di fungo, immagine blogs.scientificamerican.com qui
E cosa c’entrano i funghi con Phil Ross? Ve lo state chiedendo o no?
Vi rispondo immediatamente, lui con i funghi costruisce tavoli, sedie, interamente naturali e compostabili, mobili privi di tossine e soprattutto biodegradabili.
Phil Ross e Kasha nella loro casa di funghi, immagine theworkshopresidence.tumblr.com qui
L’incontro di Ross con i funghi avviene durante il periodo universitario, poco più che ventenne, durante i turni in un centro per malati terminali; qui conosce un’esperta in medicina tradizionale cinese che gli parla dei poteri di guarigione del fungo Reishi, talvolta definito in alcune traduzioni cinesi "fungo dell'immortalità", è uno dei più antichi funghi utilizzato nella medicina cinese per i suoi benefici al sistema immunitario umano.
Ross ha iniziato raccogliendo quelli selvatici nelle foreste del Golden Gate Bridge, a nord di San Francisco, per mangiarli (anche) e a scopo medico. Fino a quando non realizzò nel suo studio uno spazio per sperimentare con i funghi e coltivarli.
Parte da qui la visionaria idea di realizzare un materiale nuovo e sostenibile di “fungo”. Utilizzando della segatura o altri sottoprodotti legnosi come base per coltivare i funghi, Ross crea delle colture di Ganoderma lucidum, il Reishi di cui sopra, che si sviluppano in un paio di settimane, da qui passa alla fase della lavorazione, che non sto a spiegarvi nel dettaglio, molto sinteticamente la fibra di fungo viene messa in appositi stampi e cotta, in una fase successiva con questo prodotto, che Ross ha battezzato "mycotecture" , vengono realizzati mobili e mattoni.
Phil Ross con in mano un mattone in mycotecture all'inaugurazione di “Intimate Science”, immagine andreagrover.com qui
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Ovviamente è tutto in fase di studio, intanto è un materiale che potrebbe sostituire integralmente la schiuma per imballaggi prodotta dal petrolio greggio, come sta già facendo la società Ecovative di New York, alcuni ingegneri lo considerano addirittura "molto promettente" come materiale da costruzione, c'è ancora da studiare e mettere a punto la sua resistenza all'esterno, ma a differenza di altri prodotti da costruzione non contiene sostanze cancerogene e gli impieghi potrebbero essere molteplici.
Ci vorrà comunque del tempo prima di esclamare "per fortuna ho un fungo sulla testa", al momento di Phil Ross è possibile acquistare in un negozio di San Francisco solo sgabelli, sedie o tavolini, e direi non proprio a buon mercato, si va dai 300 euro per uno sgabello a 3.000 euro per una sedia. Ma volete mettere il piacere di stare seduti su un fungo e se le cose dovessero andare male, pare, se ho letto bene, sia commestibile, insomma si può anche mangiare.
Non c’è rimedio per me, sono fissata, vado a farmi uno spuntino: la casetta di marzapane!
Certo che col fungo non ci sarebbe il rischio diabete, anzi se vi elencassi tutti i benefici attribuiti al Reishi non correreste più alcun rischio e non mangereste altro, ma finirei col rovinarvi le feste, ve li elenco dopo la befana, promesso.
da Scientic American qui
conosci meglio Phil Ross qui

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