domenica 27 marzo 2016

una scuola bombardata


Perché la scuola è stata bombardata?

by JLC
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di Luciana Bertinato*
Ci sono incontri che lasciano tracce profonde. Incontri pacifici profumati di salvia e timo, colorati con terre pasticciate da mani bambine, narrati da una bambola di pezza cucita dalle mamme del villaggio beduino di Um al Nasser, simbolo di rinascita dopo le ferite d14ella guerra. E poi ci sono sorrisi e abbracci che sanno abbattere i muri e vincere la paura tornata prepotente in questi giorni. Quello dei bambini della mia classe quarta con le maestre palestinesi Nahed Kuhail e Sara Alafifi è uno di questi. Semplice e vero, come lo sono la forza e la speranza dimostrate da queste due grandi educatrici.
Sono venute a trovarci da "La Terra dei Bambini", il centro per l’infanzia di Gaza distrutto dai bombardamenti nell’estate del 2014, insieme a Barbara Archetti, presidente dell’Organizzazione non governativa “Vento di Terra” di Rozzano (Milano), dove si trova la sede dell’associazione che si occupa di cooperazione internazionale.
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Con mite pacatezza hanno risposto alle domande dei bambini, curiosi di conoscere la storia della Palestina, l’occupazione delle terre e la guerra delle pietre, le vicende della scuola che era stata un gioiello di architettura rispettosa del territorio e fulcro per l’intera comunità:
“Perché la scuola è stata bombardata? Adesso chi vi aiuta a ricostruirla? Il muro vi fa sentire protetti o in trappola?”.
Sara ha raccontato la profonda tristezza degli abitanti del villaggio dopo i bombardamenti israeliani e la paura dei bambini di essere lasciati soli. Ha ringraziato per la gioia trasmessa ai piccoli palestinesi dai messaggi di solidarietà inviati dalle scuole veronesi attraverso seicento cartoline di pace:
“Ricevere le vostre cartoline ricche di colori e i Pacifici di carta, ha restituito ai nostri bambini la speranza nella vita di tutti i giorni”.
I lavori di ricostruzione sono iniziati soltanto due mesi fa tra mille difficoltà, nonostante gli aiuti offerti da singole persone, associazioni e in parte anche del governo italiano. “I bambini di Gaza - ha spiegato Nahed - amano andare a scuola da soli, essere indipendenti, adorano giocare all’aperto nel villaggio e si costruiscono i giocattoli con quello che trovano: carrettini, bambole di pezza, telefoni senza fili con le lattine. La Palestina è una terra bellissima, fertile e ricca d’acqua, dal clima uguale a quello della Sicilia”.
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Proprio dall’isola che si affaccia sul Mediterraneo, dal mare di Ragusa, a maggio prenderà il largo una piccola barca carica di sagome pacifiche degli scolari siciliani, per incontrare quelli dei coetanei palestinesi che partiranno dalla striscia di Gaza. Un viaggio simbolico a sottolineare quanto sia importante in questo momento storico moltiplicare gesti e parole di conoscenza reciproca, dialogo e cooperazione. Dal lago d’Orta del Piemonte fino a Ragusa, passando da Milano, Bologna, Reggio Emilia e Verona, la delegazione ha terminato in questi giorni il suo tour. Sono state decine le scuole dell’infanzia e primarie visitate attraverso un ricco scambio di buone pratiche educative.
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Le docenti hanno incontrato bambini e insegnanti, genitori e cittadini, com’è accaduto il 20 marzo scorso a Negrar (Verona), alla presenza dell’amministrazione comunale, nell’ambito del progetto “Cancelliamo la guerra, scriviamo la pace” iniziato lo scorso anno. In questa occasione Barbara ha illustrato l’ennesimo impegno: “Stiamo per fondare una nuova organizzazione beduina, in grado di rappresentare gli interessi delle donne e diffondere nella striscia le pratiche educative innovative per il contesto locale che sperimentiamo nel nostro centro”.
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Ci sono incontri che resteranno nel tempo insieme agli oggetti scambiati con gioia: il piccolo Pacifico, intagliato nel legno dalle donne di Gaza e colorato dai bambini e dalle bambine, è per noi un autentico Oscar della pace. Alle nostre ospiti ho affidato i pensieri fiduciosi dei mie scolari. Anche quello di Tea convinta che “i muri non sono costruiti solo di mattoni, ma soprattutto da quello che c’è nel cuore degli uomini. Fortunatamente i pacifici cercano di togliere piano un mattone alla volta fino a farli cadere”. E la poesia scritta da Zeno sull’importanza delle “Parole”:
Una parola vola da sola
ma più parole non stanno sole.
Parole buone:
vento, sabbia, melone.
Ma anche offensive:
fucile, sparo, cattive.
Poche ma belle parole da usare
volando ti possono aiutare.
Una volgare
fa solo male.
Lo scopo delle parole
è quello che si vuole.
Una parola buona
vola dalla bocca
e il cuore tocca.

* Ogni giorno Luciana Bertinato in bicicletta raggiunge i bambini e le bambine di una classe quarta alla primaria “I. Nievo” di Soave (Verona), ma spesso le lezioni non si svolgono tra i banchi. Dal 1995 fa parte della Casa delle Arti e del Gioco, fondata da Mario Lodi a Drizzona (Cremona). Da alcuni anni, inoltre, dedica tempo e saperi a una delle reti più interessanti sui temi dell’apprendimento critico: la Rete di cooperazione educativa C’è speranza se questo accade (con cui ha promosso, tra le altre cose, lo straordinario progettoLa carovana dei pacifici). Ha aderito alla campagna Facciamo Comune insieme. Altri suoi articoli sono qui.

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