sabato 29 ottobre 2016

Nessuno tocchi Caino

ontenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : INVITO ALLA PROIEZIONE DEL DOCUFILM “SPES CONTRA SPEM” NEL CARCERE DI REBIBBIA
2.  NEWS FLASH: KENIA: PRESIDENTE KENYATTA SVUOTA IL BRACCIO DELLA MORTE
3.  NEWS FLASH: USA: NEL 2016 NUMERO PIÙ BASSO DI ESECUZIONI DEGLI ULTIMI 25 ANNI
4.  NEWS FLASH: VIRGINIA (USA): SHERMAN BROWN CHIEDE ALLA CORTE SUPREMA DI ESSERE RICONOSCIUTO INNOCENTE
5.  NEWS FLASH: CINA: GIURISTI CONTRARI ALL’ESECUZIONE IMMEDIATA
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : 


INVITO ALLA PROIEZIONE DEL DOCUFILM “SPES CONTRA SPEM” NEL CARCERE DI REBIBBIA
Il 4 novembre, alle ore 16, Nessuno tocchi Caino presenta il docu-film ‘Spes contra spem – Liberi dentro’ di Ambrogio Crespi nel Teatro del Carcere di Rebibbia, Via Raffaele Majetti 75.

Saranno presenti il Sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore, il Capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia Giovanni Melillo, il Capo di Gabinetto del Ministero dei Beni Culturali Giampaolo D’Andrea e la Vice dello stesso Ministero Tiziana Coccoluto, il Capo del DAP Santi Consolo, il direttore del carcere Mauro Mariani, Rita Bernardini, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti, rispettivamente Presidente d’Onore, Segretario e Tesoriere di Nessuno tocchi Caino, e il regista Ambrogio Crespi.
Il titolo del Docu-film è tratto dal motto “Spes contra spem” contenuto nel passaggio della Lettera di San Paolo ai Romani sull’incrollabile fede di Abramo che “ebbe fede sperando contro ogni speranza”. 
È il frutto del dialogo e della riflessione comune di detenuti e operatori penitenziari della Casa di Reclusione di Opera.
Il docu-film si compone di immagini e interviste con detenuti condannati all’ergastolo, il direttore del carcere e agenti di polizia penitenziaria e il capo del DAP Santi Consolo.
Dal documento emerge con chiarezza non solo un cambiamento interiore dei detenuti – nel loro modo di pensare, di sentire e di agire – ma anche la rottura esplicita con logiche e comportamenti del passato e una maggiore fiducia nelle istituzioni.
Dalle testimonianze emerge anche che l’istituzione-carcere può rendere possibile il cambiamento e la ri-conversione di persone detenute in persone autenticamente libere.
Il Docu-film è prodotto da Nessuno tocchi Caino e Indexway.

Per l’ingresso al carcere è necessario comunicare entro il 31 ottobre all’email e.zamparutti@radicali.it i seguenti dati: 
nome e cognome;
luogo e data di nascita;
luogo di residenza con recapito telefonico (anche solo cellulare);
tipo e numero del documento di identità.

Per i necessari controlli, si raccomanda di essere all’ingresso del carcere un’ora prima dell’inizio del film (quindi, alle ore 15);
In carcere non possono entrare telefoni cellulari, macchine fotografiche e altri dispositivi elettronici.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

KENIA: PRESIDENTE KENYATTA SVUOTA IL BRACCIO DELLA MORTE
24 ottobre 2016: il presidente keniota Uhuru Kenyatta ha firmato i documenti per la commutazione in ergastolo di tutte le condanne a morte.
Sono 2.747 i prigionieri del braccio della morte a beneficiare del provvedimento, di cui 2.655 uomini e 92 donne.
Le ultime commutazioni di condanne a morte in ergastolo risalivano al 2009, decise dall’allora presidente Mwai Kibaki.
Usando il Potere di Grazia previsto dall’articolo 133 della Costituzione, Kenyatta ha inoltre deciso la liberazione di 102 condannati a lunghe pene detentive, dopo un esame accurato da parte del Comitato Consultivo sul Potere di Grazia.
All’atto della firma erano presenti l’Attorney General Githu Muigai, il Segretario agli Interni Joseph Nkaissery, il Segretario del Comitato Consultivo sul Potere di Grazia Michael Kagika, il Commissario Generale delle Carceri Isaiah Osugo, e il Capo di Stato Maggiore e Capo del Pubblico Servizio Joseph Kinyua.
(Fonti: nairobinews.nation.co.ke, 24/10/2016)
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USA: NEL 2016 NUMERO PIÙ BASSO DI ESECUZIONI DEGLI ULTIMI 25 ANNI
24 ottobre 2016: Quest’anno gli Usa compiranno il numero più basso delle esecuzioni degli ultimi 25 anni. Lo ha calcolato Pew Research Center, una società di studi demoscopici che ogni anno pubblica anche dati percentuali sul gradimento della pena di morte. 
Fino ad ore ne sono state compiute 17, ne sono previste altre 3, ed anche se venissero compiute tutte, 20 esecuzioni sarebbe il numero più basso dal 1991, quando furono 14. 
Dal 1992 in poi le esecuzioni sono state almeno 28 l’anno. Le 17 esecuzioni sono state compiute in soli 5 stati: Alabama, Florida, Georgia, Missouri e Texas. Anche questo è un record negativo: l’ultima volta che a compiere esecuzioni furono solo 5 stati risale al 1983. 
Come paragone Pew indica che nel 1999 le esecuzioni furono 98 in 20 diversi stati. Il calo nel numero complessivo di esecuzioni ha diverse spiegazioni. Ad esempio il calo del Texas, che è lo stato che da solo ha compiuto poco meno del 38% di tutte le esecuzioni Usa dal 1977 ad oggi. Quest’anno ha compiuto 7 esecuzioni, potrebbe compierne una ottava, ma anche così è un numero insolitamente basso per lo stato meridionale, il più basso da 20 anni. Nel 2013, ad esempio, le esecuzioni furono 16, 24 nel 2009, 26 nel 2007 e 40 nel 2000. 
(Fonti: hdnews.net, 24/10/2016)
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VIRGINIA (USA): SHERMAN BROWN CHIEDE ALLA CORTE SUPREMA DI ESSERE RICONOSCIUTO INNOCENTE
19 ottobre 2016: Sherman Brown, 69 anni, nero, ha presentato una istanza alla Corte Suprema di Stato della Virginia perché venga riconosciuta la sua innocenza alla luce di nuovi test del Dna che lo scagionerebbero completamente. 
Brown venne condannato a morte nel 1970 con l’accusa di aver ucciso, il 1° ottobre 1969, durante una rapina in appartamento, un bambino di 4 anni. 
La madre del bambino, una donna bianca, raccontò di essere stata colpita con un pugno da un uomo di colore che aveva suonato alla sua porta, e di non ricordare più niente. 
L’ipotesi di accusa era che la donna fosse stata violentata. 
Nel 2015 il team legale dell’Innocence Project dell’Università della Virginia, riesaminando le prove, ha trovato il tampone vaginale fatto alla donna. Il dna non appartiene né a Brown, né (al 98%) al marito della donna, lasciando quindi credere che il dna possa essere quello dell’effettivo aggressore della donna e quindi della persona che avrebbe dovuto essere processato anche per l’omicidio del bambino. 
All’epoca contro Brown furono usati i cosiddetti concetti di “compatibilità”, ossia il fatto che da alcuni reperti fisiologici trovati sulla scena del crimine si fosse risaliti ad un gruppo sanguigno, “compatibile” con quello di Brown. 
Come è noto i gruppi sanguigni, anche considerando i sottogruppi, sono un numero limitato, e quindi ad ogni gruppo appartengono molti milioni di persone. Questo tipo di prova scientifica, che all’epoca sembrava molto avanzata, oggi, se non corroborata da altri elementi, non viene più considerata valida. Brown ebbe la condanna a morte commutata in ergastolo a seguito della nota sentenza Furman v. Georgia che nel 1972 dichiarò incostituzionale la pena di morte. 
Brown è tuttora detenuto.
(Fonti: The Innocence Project, 19/10/2016)
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CINA: GIURISTI CONTRARI ALL’ESECUZIONE IMMEDIATA
21 ottobre 2016: diversi giuristi cinesi hanno espresso contrarietà all’esecuzione immediata di un imputato che era stato condannato a morte per aver ucciso un capo villaggio, dopo la demolizione della sua casa, avvenuta 20 giorni prima del suo matrimonio.
La Corte Suprema del Popolo aveva approvato la condanna a morte di Jia Jinglong, un abitante di Shijiazhuang, capoluogo della provincia settentrionale di Hebei, nel mese di agosto e la sentenza è stata consegnata all'avvocato di Jia, Wei Rujiu, il 18 ottobre.
Secondo una copia del verdetto della Corte Suprema inviata al Global Times il 20 ottobre, Jia avrebbe acquistato e modificato tre pistole sparachiodi dopo la demolizione della sua casa, durante la campagna di ricostruzione del paese nel 2013, e le avrebbe usate per uccidere He Jianhua, il capo del villaggio, nel febbraio 2015, al fine di vendicarsi.
Le modalità del delitto furono estremamente crudeli e causarono un grave impatto sociale, è scritto nella sentenza, aggiungendo che la condanna era appropriata e accurata.
Tuttavia, Wei ha detto al Global Times che la casa di Jia fu rimossa con l’inganno, il che è illegale, portando direttamente l'uomo "che aveva vissuto una vita tranquilla" a commettere l’omicidio.
L'ordine di esecuzione immediata ha suscitato nel Paese dibattiti in campo legale, con alcuni docenti secondo cui la pena è troppo dura.
"A parte i motivi personali, l'uccisione è stata anche un fallimento istituzionale. Qualsiasi persona normale potrebbe ricorrere agli stessi mezzi di Jia trovandosi di fronte ad un trattamento ingiusto", ha detto Zhang Qianfan, professore di diritto all'Università di Pechino.
La Cina controlla rigorosamente la pena di morte e la impiega con prudenza, secondo un libro bianco uscito a settembre, ha riportato la Xinhua. 
Il libro bianco, intitolato Nuovi Progressi nella Tutela Giurisdizionale dei Diritti Umani in Cina, ha affermato che la posizione della Cina sulla pena di morte è quella di garantire che essa si applichi solo a un piccolo numero di autori di crimini di estrema gravità.
(Fonti: Global Times, 21/10/2016)

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