venerdì 28 luglio 2017

Antonio Bruno e una lettura dei primi interventi di Bucci


E' interessante analizzare il primo mese della Giunta del Comune di Genova guidata da Marco Bucci.
Siamo di fronte a una vera cesura: erano 72 anni (dal 25 aprile 1945) che formazioni, che fanno riferimento al ventennio 25 - 45, non erano al governo della città di Genova.

La prima cosa che salta agli occhi è l'entusiasmo nel tentare di attuare le promesse elettorali: lotta a poveri e stranieri, rafforzamento della politica di sostengo al trasporto privato, economia basata su precarizzazione, una città (almeno una parte) a misura dell'ostentazione.

I primi passi guardano al "decoro" (Complesso di valori e atteggiamenti ritenuti confacenti a una vita dignitosa, riservata, corretta) dove il "diverso" da una "normalità" piccolo borghese deve essere denigrato e combattuto.
Molto differente dall'obiettivo della vivibilità dove varietà, diversità, conflitto possono concorrere al miglioramento della qualità urbana.
I primi passi sono quindi rivolti nella molestia verso mendicanti e marginali e stranieri.

Un altro fondamentale architrave della campagna elettorale è stato quello della dimunzione delle tariffe dei parcheggi a pagamento. Misura che, inevitabilmente, incentiverà l'uso dell'auto privata e scoraggerà il mezzo pubblico.

Sul versante economico l'intervista alla neo assessora Elisa Serafini dipinge una Genova con meno tasse alle imprese, bassi i salari, autosfruttamento travestito da auto-imprenditorialità.

L'immagine di società, di persona umana che esce dalla Giunta Bucci (eterodiretta dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti) è quella della finzione .
Sui tappeti rossi distribuiti anche nella nostra città, la classe media, ma anche i super sfruttati si dovrebbero immedesimare nei divi cinematografici, simbolo di una società decadente e alienata.

Ma il vero capolavoro (fino adesso) è il flirt con i lavoratori delle aziende del comune (tranne ASTER, feudo dello sfidante Crivello). 
La giunta Bucci, consapevole della mobilitazione dei lavoratori di AMIU e dell'impegno di quelle associazioni ambientaliste non contigue al Pd, cancella di colpo la vendita di Amiu alla multiutility Iren e confeziona una prima parte della manovra per salvare AMIU tutta pubblica che e' la fotocopia di emendamenti e proposte dell'estrema sinistra, ultimo atto di una presenza antiliberista nelle Istituzioni genovesi.
Beh non del tutto identiche perche' parte dei fondi utili a mettere in sicurezza l'azienda dei rifiuti, vengono sottratti dalla destra a interventi in periferie, mentre noi proponevamo che venissero presi dalla lotta alla "percezione dell'insicurezza" .....

Assenti le tematiche "forti": riconversione ecologica e sociale, risanamento dei quartieri dalle servitù inquinanti e insalubri, diritto alla casa per tutti, salute.
Questo vuoto deriva però a monte: dalla non capacità di elaborare una presenza elettorale, ma non solo, che avesse questi punti al centro del dibattito politico.

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